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Bias Cognitivi ed Euristiche: 11 errori del tuo cervello

I Bias Cognitivi (detti anche Euristiche) sono la ragione dell’irrazionalità umana. Sono ciò che ci rende creature illogiche, influenzabili, manipolabili e stupide.

Se fatichi a prendere decisioni con razionalità, seguendo l’istinto e non la logica, è probabile che tu sia vittima di una o più di queste “Scorciatoie Mentali” che il nostro cervello usa per risolvere questioni complesse, allo scopo di risparmiare energia.

Il cervello, infatti, è un organo stupendo, complesso e tutt’ora misterioso. Tuttavia, se c’è una cosa che sappiamo con certezza è che meno lavora e più è contento.

Di questo concetto ha parlato in modo approfondito lo psicologo e premio Nobel Daniel Kahnemann, nel suo meraviglioso libro Pensieri lenti e veloci, uno dei miei 5 libri preferiti di sempre.

bias cognitivi

Se vuoi capire come funziona la nostra mente e usare queste informazioni per la tua crescita personale, non puoi (anzi, non devi) fartelo scappare.

Grazie al lavoro illuminante di Kahnemann, ti mostrerò ora perché il cervello meno lavora e più è contento, come mai siamo così suscettibili a bias ed euristiche e quali sono quelli più comuni.

Cominciamo.

I Bias Cognitivi: quando il cervello va in “risparmio energetico”

bias cognitivi

Secondo Kahnemann, il nostro cervello risparmia energia usando 2 sistemi per svolgere le sue funzioni cognitive.

Possiamo pensare a questi sistemi come a 2 personaggi di un libro, che si alternano in continuazione nel comunicare al lettore. Lascia che te li presenti:

Il primo è il Sistema 1, detto anche Pensiero Veloce, che opera in fretta e in modo automatico, con poco o nessuno sforzo da parte nostra. È qualcosa che non controlliamo in modo consapevole.

Ti faccio alcuni esempi per cui si usa il sistema 1:

  • Notare che un oggetto è più lontano di un altro;
  • Capire frasi semplici, come: “ciao, mi chiamo Andrea”;
  • Rispondere a “2 + 2 = ?”.

C’è poi il Sistema 2, o Pensiero Lento, che richiede sforzo attivo, tempo e concentrazione.

Ecco alcuni esempi che richiedono il sistema 2:

  • Rispondere a “19 x 67 = ?”;
  • Leggere questo paragrafo per poi ripeterlo a qualcun altro;
  • Contare quante volte ho usato la lettera “T” in questo elenco di esempi.

Sistema 1 vs Sistema 2: chi controlla le nostre scelte?

Molto bene, ora che hai conosciuto i 2 personaggi che popolano la tua mente, Kahnemann ha qualcosa da dirti, presta attenzione:

“Quando pensiamo a noi stessi, ci identifichiamo con il Sistema 2, il sé conscio e raziocinante che ha delle convinzioni, opera delle scelte e decide cosa pensare e cosa fare. Benché il Sistema 2 creda di trovarsi dove si trova l’azione è il Sistema 1 il protagonista del libro.

Ebbene sì, il Sistema 1 determina la maggior parte delle azioni che governano la nostra vita. Non per pigrizia mentale (non sempre almeno, questo dipende da te) ma perché altrimenti il cervello andrebbe in burnout, per i troppi stimoli a cui è esposto.

Finalmente ci siamo. Ora che conosci il modo in cui il cervello va in “risparmio energetico”, è ora di addentrarci negli 11 bias cognitivi che ho preparato per te.

(Scommetto che ne hai avuti almeno la metà, vediamo se mi sbaglio)

1. Bias della Rappresentatività

È una “scorciatoia” che usiamo per categorizzare persone o cose. Per farlo, spesso prendiamo elementi che ci sembrano simili alla categoria in questione, ma senza valutare se lo siano davvero.

Detta in modo semplice, si ricorre agli stereotipi.

Ti faccio qualche esempio per farti capire meglio.

Pensa all’attuale conflitto tra Russia e Ucraina. Vista la cattiva reputazione della Russia e di chi la governa, è probabile che alcune persone si facciano un’idea negativa anche di tutti i russi.

Questo, ovviamente, non tiene conto del fatto che esistono persone buone o cattive di ogni nazionalità e in ogni parte del mondo, dunque avremo le stesse probabilità di incontrarle ovunque, anche in Italia.

euristica della rappresentatività

Un altro esempio potrebbe essere il seguente.

Se per strada vedi un uomo di mezza età passeggiare con una ragazza giovane sulla ventina, mentre parlano e ridono scherzosamente, è probabile che sarai portato/a a pensare che i due siano padre e figlia. Tuttavia, non hai alcun elemento per dedurre una cosa del genere.

Potrebbero essere una coppia con tanti anni di differenza, due amici, colleghi di lavoro o semplici conoscenti.

2. Bias di conferma (o Confirmation Bias)

Il Confirmation Bias è il classico bias cognitivo che si basa sul pregiudizio.

Nello specifico, è la tendenza a cercare solo informazioni che confermino il nostro punto di vista. Quelle contrarie o le scarteremo o le riterremo sbagliate a priori, senza approfondirle o metterci in discussione.

Un bell’esempio di Confirmation Bias ce lo danno i nostri amici terrapiattisti (che in realtà di bias ne hanno parecchi, ma sarebbe troppo facile usare solo loro come esempi).

Un terrapiattista convinto sarà disposto a leggere solo fonti a sostegno della teoria della Terra piatta e a confrontarsi solo con coloro che condividono questa tesi, scartando a priori tutto ciò e tutti coloro che, invece, dimostrano il contrario (vuoi perché “non ce lo dicono”, vuoi perché qualche governo o casa farmaceutica ne trarrebbe chissà che vantaggi economici).

confirmation bias

3. Bias della Proiezione

Il Bias della Proiezione ci porta, appunto, a proiettare noi stessi sugli altri. Ci illude che la maggior parte delle persone pensi come noi o sia d’accordo con noi, dandoci la falsa percezione di essere nel giusto.

Dopotutto, chi non ama circondarsi di persone che vedono il mondo come lo vediamo noi?

Siamo tutti desiderosi di ricevere l’assenso altrui, alimenta il nostro ego e ci fa sentire speciali. Ed ecco che una volta aver espresso la tua opinione su un tema caldo sui social e aver ricevuto enorme approvazione da chi ti segue, per colpa di bias cognitivi di questo tipo ti illuderai del fatto che la tua opinione sia quella della maggioranza, ma così non è.

4. Bias della Negatività

confirmation bias

Se tendi a dare più peso ai fatti negativi che a quelli positivi, a vedere certe sfide come difficili e (all’apparenza) insormontabili, allora sei vittima del Bias della Negatività.

Chi cade in questo bias è portato a pensare che nella vita esistano solo cose brutte e, spesso, a soffrire di problemi di autostima.

In questo caso, l’esempio è presto detto.

I mezzi di informazione, nel trasformare gli eventi in notizie, hanno una forte tendenza verso quelli negativi, facendo spesso leva sulla paura e l’indignazione dei lettori.

Basti pensare che un detto popolare del giornalismo è “Bad news is good news”. In altre parole, le notizie che vendono di più sono spesso quelle più tragiche.

5. Bias del Pavone

bias cognitivi

Così come il pavone maschio mostra la coda per farsi vedere bello agli occhi della femmina e dimostrare il suo status sociale, così noi tendiamo a condividere i nostri successi e le nostre doti, piuttosto che i fallimenti e i difetti.

Ciò che si ottiene, però, è una società in cui tutti nascondono i propri lati negativi per apparire come perfetti, felici e realizzati, quando spesso e volentieri la realtà e ben diversa.

I social network (Instagram primo fra tutti), sono l’esempio più palese del Bias del Pavone.

Ogni profilo Instagram mostra la versione migliore di chi lo gestisce: tutto è filtrato accuratamente per ottenere un’immagine che piaccia tanto agli altri quanto a se stessi.

La prossima volta che invidi la vita di qualcuno a causa di un post, una storia o un reel, pensa a questo bias.

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Non te lo perdere, ci vediamo dentro!

6. Bias dell’Ottimismo

È l’esatto opposto del già visto Bias della Negatività. Ci fa vedere il futuro con ottimismo, certi di poter vincere qualsiasi sfida.

A prima vista, forse potrebbe sembrarti un bel modo di approcciarsi alla vita, ma non ne sarei così sicuro.

Questo perché impedisce di vedere i rischi a cui certe azioni possono portare (o a sottovalutarli). Inoltre, si finisce il più delle volte per sopravvalutarne i benefici, riducendosi a compiere azioni sconsiderate che non porteranno al successo sperato.

I giocatori di gratta e vinci sono l’esempio perfetto. Comprano il biglietto fiduciosi che “potrebbe andare bene”, quando la probabilità di vincere 500.000€ con un Gratta e Vinci da 5€ è, in media, di circa 1 su 7 milioni.

7. Bias dell’Omissione

Cadono nel Bias dell’Omissione tutti coloro che temono il rischio a tal punto da non agire per paura delle conseguenze.

Questo è spesso un errore, dato che pressoché ogni decisione importante della vita comporta una percentuale di rischio, che tutti noi dobbiamo assumerci per raggiungere gli obiettivi che ci poniamo.

L’esempio più lampante è provarci con una persona che ti piace. Ciò che di solito frena chi vorrebbe fare il primo passo è la paura del rifiuto, dunque il rischio che quella persona non solo non contraccambi, ma che possa giudicare negativamente chi si espone in questo modo.

Bias cognitivi come questo fanno leva su una carenza nella gestione delle emozioni, in particolare sull’ansia da prestazione. Ho già scritto un articolo a riguardo, in cui ti mostro come ho imparato a gestirla sulla mia pelle per raggiungere i miei obiettivi sia di memory athlete sia di content creator dagli un’occhiata.

8. Bias dell’Azione

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Altro lato della medaglia dell’appena citato Bias dell’Omissione. Riguarda la tendenza di alcune persone ad agire anche quando sarebbe meglio non farlo.

Sono tantissimi i casi in cui agendo finiamo per peggiorare le cose. Un grande classico è durante i litigi, in cui spesso si finisce per dire cose che non si pensano in preda alla rabbia, senza porsi il dubbio di come certe parole potrebbero far sentire chi ci sta davanti (o, nei casi più gravi, addirittura per farlo/a soffrire di proposito).

9. L’Effetto Galatea

L’Effetto Galatea rientra in un gruppo di Bias Cognitivi particolari, chiamati, in psicologia, “Profezie Autoavveranti”, ossia profezie che si avverano per il solo fatto di essere state espresse.

La predizione causa l’evento e l’evento conferma la predizione.

Nel nostro caso, l’Effetto Galatea si verifica quando ci ripetiamo di non essere in grado di fare qualcosa a tal punto da fallire per davvero. 

Ricordati, però, che vale anche l’opposto: ripetersi di essere in grado di fare qualcosa può far aumentare la propria autostima e portare, dunque, al successo.

Qui, però, urge un disclaimer.

Non sto parlando di bufale pseudoscientifiche (per non essere volgare) come la Legge di Attrazione, secondo cui tutti noi siamo “magneti umani” che attirano successi e fallimenti con il potere della mente.

Sia chiaro, per avere successo in qualsiasi campo occorre sviluppare competenze e fare pratica per anni. Tuttavia, al netto di un’adeguata preparazione, è un dato di fatto che l’autostima giochi un ruolo determinante nel raggiungere gli obiettivi fissati.

10. L’Effetto Dunning-Kruger (o Bias dell’Ignoranza)

Ed eccoci arrivati a forse il più famoso di tutti i Bias Cognitivi, la cui storia è talmente grottesca e tragicomica da meritare di essere raccontata; preparati.

Siamo nel 1995 e un omone grande e grosso di nome McArthus Wheeler prende la saggia decisione di rapinare due banche a volto scoperto. Senza maschera, passamontagna o altro.

Com’era prevedibile, l’uomo viene rintracciato e arrestato in poche ore. Ma il bello arriva proprio ora.

I poliziotti lo interrogano e, ovviamente, gli chiedono come mai avesse scelto di non nascondere il suo volto in alcun modo. Wheeler, ancora incredulo, risponde che si era spalmato sul viso del succo di limone, certo che questo lo avrebbe reso invisibile alle telecamere.

effetto dunning kruger

L’uomo lo aveva fatto seguendo il consiglio di un amico, che gli aveva anche dato una dimostrazione pratica davanti ai suoi occhi. Aveva preso un foglio bianco su cui aveva scritto qualcosa con del succo di limone e questa era rimasta invisibile fino al momento in cui è stata avvicinata a una fonte di calore.

Da qui, l’idea geniale: cospargersi il volto di succo di limone per diventare invisibile (stando lontano dal calore, ovviamente).

Pensa che l’uomo si era persino fatto una foto in questo stato ma, preso dall’euforia del momento, per errore ha fotografato il soffitto. Non vedendo nessuno, ha dunque pensato che tutto fosse andato secondo i piani.

Ebbene, lo psicologo americano David Dunning e il collega Justin Kruger si occuparono, qualche anno dopo, di capire come il nostro cervello ci porta a compiere gesti così insensati. La risposta è presto detta: 

Le persone più ignoranti si credono le più intelligenti

Coloro i quali sono più convinti delle loro opinioni spesso sono quelli che ne sanno meno, e che finiscono per deridere gli esperti che, com’è giusto che sia, si mettono continuamente in discussione, poiché più sanno e più sanno di non sapere.

“E allora mi provai a farglielo capire, che credeva essere sapiente, ma non era. E cosí, da quel momento, non solo venni in odio a colui, ma a molti anche di coloro che erano quivi presenti. E, andandomene via, dovetti concludere meco stesso che veramente di cotest’uomo ero piú sapiente io: […] ma costui credeva sapere e non sapeva, io invece, come non sapevo, neanche credevo sapere”

Platone, Apologia di Socrate

Come vedi, il Bias dell’Ignoranza non è nulla di nuovo, Socrate ci aveva già detto tutto più di 2400 anni fa.

Tienilo a mente quando avrai a che fare con i già citati terrapiattisti, negazionisti o chiunque si improvvisi esperto di una materia in cui non ha nessuna preparazione.

E ultimo avvertimento: sappi che se credi di essere troppo intelligente per cadere vittima di questo bias… ci sei già dentro.

11. Bias del Pensiero Dicotomico

Quante volte ti capita di sentire che qualcosa è “bello o brutto”, “giusto o sbagliato”, “buono o cattivo”?

A me fin troppe, e non lo sopporto.

È molto facile avere questa visione del mondo (“black and white thinking” la chiamano gli inglesi), ma la verità è che la vita è fatta di gradazioni intermedie.

Tutti noi ricadiamo in bias cognitivi di questo tipo quando ci facciamo aspettative troppo alte per qualcosa e queste non vengono soddisfatte. Ad esempio, uno studente neolaureato che progetta la sua festa di laurea certo che sarà l’evento della sua vita, ma che poi si rivela essere una normale festa come tante altre.

pensiero dicotomico

Se dovessi provare questo tipo di delusione, ricorda che se ciò che fai non è un enorme successo non vuol dire che sia un fallimento.

Conclusione

Come hai potuto vedere, non solo viviamo in un mondo in cui persuasione e manipolazione sono all’ordine del giorno, ma i Bias Cognitivi ci insegnano che noi siamo i più grandi manipolatori di noi stessi, anche se non ce ne rendiamo conto.

Il discorso sarebbe molto più lungo (pensa che si stima esistano circa 200 euristiche), ma per oggi ci fermiamo qui.

Spero che questo articolo ti sia stato utile. Se vuoi approfondire i temi della memoria, della produttività e del miglioramento personale continua a seguirmi sul blog!

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A presto,

Andrea

Bias Cognitivi

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