Memorizzazione a Lungo Termine – Le Ripetizioni Programmate
Oggi parleremo di memorizzazione a lungo termine. Come fare quindi per mantenere un ricordo nel tempo, anche a distanza di mesi o anni, tramite le giuste tecniche di ripasso.
Non si tratta quindi di una vera e propria tecnica di memoria ma di una strategia per rendere i ripassi più efficaci ed efficienti.
Può quindi essere usata a prescindere dall’uso delle tecniche di memoria che abbiamo visto negli scorsi articoli come il palazzo della memoria e la conversione fonetica così come può essere usata in combinazione con esse per far sì che il ricordo diventi ancora più solido.
Ho anche realizzato un video sul questo argomento, se lo preferisci alla lettura eccolo qui:
Strategie più comuni
Quando vogliamo ricordare delle informazioni a lungo termine, come nel caso della preparazione di un esame ad esempio, quello che facciamo intuitivamente è ripassare il più possibile.
O al contrario ripassare solo alla fine della preparazione ritrovandoci a studiare quasi da capo dal momento che, passato tanto tempo, non ricorderemo più quelle informazioni o le ricorderemo solo in linea generale.
Entrambe le strategie sono sbagliate: la prima ci porta via troppo tempo, la seconda un cattivo risultato. Il nostro obiettivo, come sempre, è invece quello di impiegare meno tempo ma arrivare ad un miglior risultato.
Vediamo come funziona la nostra mente quando si parla di ricordi e memorizzazione a lungo termine.
La curva dell’oblio
La nostra memoria non può immagazzinare e mantenere tutto ciò che registra e segue la cosiddetta curva dell’oblio o della dimenticanza. Ovvero in alcuni momenti fa “pulizia” degli argomenti che non ritiene necessari perché non rilevanti o perché non utilizzati di recente.
Nelle prime ore questo deteriorarsi del ricordo avviene molto rapidamente per poi rallentare nel corso dei giorni:
Non mi dilungherò sull’aspetto scientifico della curva dell’oblio, concetto teorizzato per la prima volta da Hermann Ebbinghaus già nel 1885 per poi rivelarsi non lontano dalla realtà scientifica.
Ti parlerò invece di come sfruttare questa conoscenza per trarne dei principi utili quando si tratta di imparare.
Strategia corretta
L’idea è quella di seguire l’andamento della curva dell’oblio facendo coincidere, o meglio anticipando leggermente, quei momenti in cui rischiamo di perdere ciò che abbiamo imparato con i ripassi.
Faremo quindi trascorrere tempi sempre più lunghi tra un ripasso e il successivo.
La strategia corretta da seguire quando si parla di ripassi è quindi quella di programmarli seguendo dei tempi precisi in modo da renderli più efficaci ma allo stesso tempo evitando di perdere tempo.
La tecnica delle ripetizioni programmate, in inglese spaced repetitions, serve proprio a questo e consiste nel programmare una serie di ripassi ad intervalli di tempo crescenti.
I tempi da seguire
Una volta studiato un argomento bisognerà ripassarlo dopo:
- 1 ora (o comunque in giornata)
- 1 giorno
- 1 settimana
- 1 mese
- 3 mesi (se necessario)
Già ti sento! “Sono tantissimi ripassi, ci vorrà troppo tempo!”
In realtà non è così, anzi sul lungo periodo andremo a risparmiare tempo.
Vediamo meglio il perché.
Usando questa tecnica ripassiamo quando le informazioni sono ancora fresche nella nostra memoria. In questo modo riusciremo ad effettuare i ripassi molto più velocemente.
memorizzazione a lungo termine memorizzazione a lungo termine
Il Ripasso
Per ripassare qualcosa non si intende studiare quell’argomento di nuovo ma semplicemente riportare i ricordi alla memoria, richiamarli all’attenzione. Questa operazione non dovrebbe richiedere più di qualche minuto.
Se invece impieghiamo tanto tempo significa che abbiamo commesso un errore in qualche fase del metodo di studio. O quando abbiamo studiato quell’argomento non lo abbiamo veramente capito e interiorizzato oppure lo abbiamo ripassato troppo tardi, quando ormai parte del ricordo già aveva iniziato a deteriorarsi.
Ma se effettuiamo tutto nei tempi giusti non ci saranno problemi di questo genere e arriveremo alla data dell’esame, della verifica o della prova che vogliamo affrontare con le informazioni scolpite nella nostra mente e senza confusione.
Quello che infatti succede spesso quando non ci organizziamo bene con i ripassi è fare tutto alla fine. In questo modo però non diamo il tempo ai ricordi di consolidarsi come si deve e questo può portarci ad uno stato di confusione riguardo ciò che stiamo studiando finendo anche col generare ansia.
Inoltre, i classici giorni di ripasso pre-esame/verifica non saranno del tutto necessari (ma saranno comunque utili) perché avremo distribuito il periodo di ripasso lungo tutto l’arco della preparazione.
Quello che spesso succede non seguendo questa tecnica è che invece in questi giorni finali ci ritroviamo a dover studiare quasi da zero molti argomenti che, non avendo rivisto per molto tempo, si sono arrugginiti, passami il termine.
Potremo invece dedicare questi ultimi giorni ad esercitarci e sì, a ripassare, ma in uno stato di tranquillità, chiarezza e non di ri-studio.
Uno dei modi migliori per incorporare le ripetizioni programmate e quindi la memorizzazione a lungo termine nel proprio studio è quello di usare le flashcards.
Un altro strumento da integrare nel proprio studio se si ha a che fare con materie particolarmente gerarchiche sono le mappe mentali.
Spacing vs Cramming
Il termine giusto per definire queste due diverse situazioni è Spacing e Cramming. Lo spacing avviene quando distribuiamo la preparazione in un lungo periodo, il cramming quando la comprimiamo in un breve periodo.
Diversi studi scientifici hanno dimostrato che ai fini di una miglior preparazione lo spacing risulta vincitore anche a parità di ore di studio. Nel primo caso quel numero di ore sarà più distribuito, nel secondo più concentrato, ma rimane lo stesso. La preparazione raggiunta, e quindi il conseguente risultato, però migliora.
Lo stesso concetto vale anche, anzi soprattutto, quando ciò che stiamo studiando non è fine ad una prova ma è per delle informazioni che vogliamo ricordare per sempre.
Come può avvenire con degli argomenti che ci appassionano particolarmente, con i vocaboli di una lingua o con qualcosa che ci serve per la nostra professione ad esempio.
Anche in questo caso seguiremo lo schema delle ripetizioni programmate, aggiungendo altri intervalli, come quello dei 3 mesi o dell’anno, così da consolidare il ricordo a vita.
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Ripasso attivo vs ripasso passivo
Il modo migliore per effettuare questi ripassi deve essere però “attivo”, non dobbiamo quindi semplicemente rileggere passivamente ciò che abbiamo studiato, ma dobbiamo fare un lavoro di anticipazione (active recall) e di verifica per capire se ricordiamo correttamente il tutto (effetto testing).
Ci sono naturalmente delle tecniche anche per questo, alcune le abbiamo già viste, come le flashcards, altre le affronteremo prossimamente nel dettaglio.
Ripasso le immagini o le informazioni?
Se già conosci le tecniche di memoria potresti domandarti se, quando si tratta di ripassare informazioni per le quali abbiamo usato delle tecniche di memoria, dobbiamo ripassare le immagini create e quindi le storie, oppure le informazioni che quelle immagini rappresentano.
La risposta è entrambe.
Conviene concentrarsi sulle immagini create, così facendo le consolideremo, ma allo stesso tempo pensare a ciò che esse rappresentano. Se ci provi vedrai che non sarà difficile.
In più, ti accorgerai che con il tempo, dopo diverse ripetizioni, riuscirai a recuperare direttamente i dati senza passare per le immagini.
Le tecniche sono infatti semplicemente uno strumento per costruire il ricordo ma una volta che esso si è veramente formato non sarà più necessario passare per le immagini.
Ruberò questa metafora al mio amico e socio Alessandro de Concini.
Come avviene con l’impalcatura di un edificio: è necessaria per costruirlo ma una volta che esso si regge in piedi da solo l’impalcatura non è più necessaria. Ecco, le tecniche sono l’impalcatura e l’edificio è il ricordo.
È un fenomeno curioso e che si inizia a sperimentare dopo aver fatto diversi ripassi su un determinato argomento. Il vantaggio è che una volta raggiunto quel livello la conversione da immagini a informazioni non sarà più necessaria e potremo quindi accedere a ciò che ci serve all’istante.
Altro motivo per il quale conviene optare per lo spacing quando ci si sta preparando per una prova… saremo molto più veloci, precisi e accurati al momento del bisogno!
Se vuoi approfondire ai massimi livelli questa e tutte le altre tecniche di memoria, dalle più semplici a quelle più avanzate, ti consiglio di dare un’occhiata al mio videocorso “Mnemonica 2.0 – l’arte di ricordare”, cui io e quei folli di Alessandro de Concini e Vanni de Luca ti insegneremo a memorizzare qualsiasi cosa e a ricordarla, potenzialmente, per sempre.
Per oggi è tutto, a presto,
Andrea