Falsi Ricordi: non fidarti della tua mente
Cos’hanno in comune il monocolo dell’omino del Monopoly, le bretelle di Topolino, e la famosa frase di Biancaneve: “specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?”?
Facile, sono tutte cose false.
Hai capito bene, per quanto ti possa sembrare di ricordarle, in realtà sono falsi ricordi. Eventi di cui la nostra memoria è assolutamente certa ma che, in realtà, sono imprecisi o del tutto inventati.
La verità, infatti, è che l’omino del Monopoly non ha nessun monocolo, Topolino non ha mai avuto le bretelle e la vera frase di Biancaneve è la seguente:
Specchio, servo delle mie brame, chi è la più bella del reame?
Questo fenomeno prende il nome di Effetto Mandela e, in sostanza, si verifica quando ci ricordiamo di qualcosa in modo diverso rispetto a com’è nella realtà.
Come nasce l’Effetto Mandela
Come forse avrai capito, il nome deriva da Nelson Mandela, ma la cosa interessante è la sua origine. Fu coniato da Fiona Broome, una scrittrice americana che si dichiara “ricercatrice del paranormale professionista”.
La Broome, nel 2009, rese pubblico il suo rammarico per la morte di Mandela negli anni ’80, durante i suoi lunghi anni di prigionia. Molte persone iniziarono così a darle ragione, affermando di ricordare la stessa cosa, che diventò così una credenza popolare.
Il problema, però, è che nel 2010 Nelson Mandela era vivo e vegeto, fuori di prigione e uscito vittorioso dalla lotta contro l’Apartheid.
La domanda, però, sorge spontanea:
Com’è possibile che così tante persone ricordassero lo stesso identico evento?
Le teorie sono state le più disparate: dal multiverso alla fisica quantistica, passando per il sempre presente complottismo.
La verità, però, è che l’origine dell’Effetto Mandela risiede nella nostra mente ed è solo il primo tassello di un puzzle volto a dimostrare la fallibilità della nostra memoria.
I falsi ricordi, infatti, ingannano le menti di tutti noi senza che ce ne rendiamo conto. Ci illudono di aver vissuto esperienze in realtà inventate, ci fanno ricordare fatti reali in modo distorto, alterando di fatto la nostra percezione della realtà.
Vale quindi la pena approfondire questo argomento per capire come nascono e come possono essere usati dagli altri per manipolarci (perché sì, si può fare anche questo).
Come nascono i falsi ricordi
Siamo portati a pensare che attingere alla memoria per ricordare un evento sia simile al rivedere un video fatto con lo smartphone: reale, affidabile e pronto all’uso all’occorrenza.
La verità, però, è ben diversa. Il processo è molto più complesso e i nostri ricordi non sono mai “già pronti” per essere rivissuti. Al contrario, il cervello deve ricostruirli come meglio può, in una sorta di “collage” fatto di scene di vita vissuta.
Questo processo, che già di base non è semplice, può venire poi intaccato da diversi fattori.
Anzitutto, i nuovi ricordi non vengono codificati da neuroni “freschi”, nuovi e mai usati, ma su vecchi ricordi in parte dimenticati, cosa che crea non poca confusione.
Inoltre, le funzioni mnemoniche si degradano in modo progressivo, con il naturale avanzare dell’età.
Fattori come questi contribuiscono a rendere la memoria uno strumento fragile e molto meno affidabile di quanto crediamo.
Il risultato? Una mente che contiene ricordi che possono essere veri, parzialmente alterati o del tutto falsi.
Prima ho scelto di andarci piano e farti degli esempi piuttosto neutri, presi dalla cultura pop, ma cosa succederebbe se la tua mente si inventasse di sana pianta un evento traumatico, come un episodio di violenza o rapimento subito durante l’infanzia?
Se ti chiedi perché dovrebbe fare una del cosa del genere e, soprattutto, come sia possibile, sei nel posto giusto.
Falsi ricordi traumatici: la storia di Jean Piaget
Jean Piaget fu un celebre psicologo infantile che, un giorno, decise di rendere pubblico il suo primo ricordo: l’essere stato quasi rapito quando aveva 2 anni. L’evento, a dir poco traumatico, era stampato nella mente di Piaget, che riuscì a descriverlo fin nei minimi dettagli.
Era seduto nel suo passeggino e stava osservando la sua tata mentre si difendeva dal rapitore, il quale le graffiò addirittura la faccia prima di scappare, mentre un poliziotto lo inseguiva con un manganello bianco.
Come puoi immaginare, una storia del genere fece un grande scalpore nella famiglia di Piaget. Crebbe sentendola raccontare in continuazione, cosa che contribuì al suo fissarsi nella memoria in modo così nitido.
C’è solo un problema: l’evento non è mai accaduto. 13 anni dopo, infatti, l’ormai ex tata confessò di essersi inventata tutto. Jean Piaget, dunque, è stato vittima di un falso ricordo che, con ogni probabilità, ne ha condizionato parecchio il percorso di crescita.
Come vedi, quindi, i falsi ricordi non sono soltanto delle rielaborazioni errate del nostro cervello, che cerca di “riempire i buchi” in caso dovessero mancare dei dettagli particolari. Al contrario, un falso ricordo può anche venire impiantato dall’esterno, proprio come nel film Inception di Christopher Nolan.
A dimostrarlo è la psicologa Elizabeth Loftus, docente all’Università della California di Irvine e tra i più importanti esperti tanto del campo della memoria quanto di quello dei falsi ricordi.
Nel suo lavoro di ricerca, la Loftus ha raccolto numerose testimonianze di donne a cui sono stati impiantati falsi ricordi traumatici durante delle sedute di terapia.
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Un’infanzia di abusi mai avvenuti: il caso di Beth Rutherford
Siamo in Missouri, nel 1992, e Beth Rutherford sta facendo delle sedute di terapia da un church counselor, una figura che si occupa di indagare questioni spirituali che possano danneggiare la salute fisica o mentale dei suoi clienti.
Durante una delle sedute, l’uomo la aiutò a ricordare un evento a dir poco sconvolgente: suo padre, un uomo di chiesa, avrebbe abusato di lei diverse volte in età compresa tra i 7 e i 14 anni, talvolta anche con l’aiuto della madre.
Sotto la guida del counselor, la donna sviluppò ricordi aberranti: dall’essere rimasta incinta due volte per gli abusi del padre all’essere stata costretta ad abortire in casa con una gruccia.
Come è prevedibile, uno scandalo così grave non tardò a diventare pubblico e Beth, allora ventiduenne, si sottopose a diversi controlli di tipo medico. Questi, però, mostrarono non solo che la ragazza non era mai rimasta incinta, ma che non aveva mai avuto rapporti sessuali in vita sua.
In sostanza, l’intera tragedia era falsa, frutto della manipolazione di un uomo che, con la scusa di voler fare del bene, era riuscito a distruggere la mente di una persona.
La ragazza, naturalmente, fece causa al presunto “terapista” e ottenne un risarcimento di 1 milione di dollari.
Il caso di Beth è solo uno dei tanti presi in esame dalla dottoressa Loftus, i quali hanno poi condotto a un esperimento volto a verificare quanto la mente umana sia suggestionabile.
Impiantare falsi ricordi: l’esperimento di Elisabeth Loftus
Elisabeth Loftus ha svolto il suo esperimento su un campione di 24 persone, di età compresa tra i 18 e i 53 anni. A questi, venne detto che erano state raccolte da parenti e amici diverse testimonianze riguardanti la loro vita. Molte di esse erano vere, ma ce n’era una del tutto inventata: il fatto che si fossero persi in un supermercato quando avevano circa 5 anni.
I partecipanti dovevano scrivere cosa ricordavano dell’accaduto oppure, nel caso non ricordassero nulla, scrivere: “questo non me lo ricordo”.
Ebbene, 7 persone su 24 dichiararono di ricordare del tutto o in parte il falso ricordo. Precisa però la Loftus:
“Statisticamente c’erano delle differenze tra i ricordi veri e quelli falsi: i partecipanti hanno usato più parole per descrivere i ricordi veri e li hanno indicati come più chiari. Tuttavia, se un osservatore esterno avesse assistito a molti dei nostri partecipanti mentre descrivevano un evento, sarebbe stato difficile per lui distinguere se il racconto fosse relativo a un vero o a un falso ricordo.”
L’esperimento dimostra che, con le giuste suggestioni, è possibile impiantare un falso ricordo in un soggetto con un certo grado di efficacia. Tuttavia, una domanda sorge spontanea:
È possibile manipolare qualcuno in questo modo anche nella vita privata?
Naturalmente, la risposta è sì, come dimostra il fenomeno del gaslighting, un tipo di manipolazione usata per far sì che la vittima dubiti della sua stessa memoria fornendole false informazioni riguardo un evento preciso.
Come impiantare falsi ricordi nella mente dei tuoi amici (non fatelo a casa)
“La memoria può essere contaminata, i falsi ricordi si possono impiantare anche in menti che non si considerano vulnerabili e acritiche.”
Queste sono le parole di Carl Sagan, uno dei più grandi divulgatori scientifici del Novecento. Sono tratte da “Il mondo infestato dai demoni”, saggio divulgativo che punta a spiegare i principi dietro il metodo scientifico, per incoraggiare il pensiero critico e lo scetticismo scientifico.
Secondo Sagan, impiantare falsi ricordi nella mente delle persone sembra essere non solo possibile, ma anche piuttosto facile se si usano gli strumenti giusti.
Eccoti dunque una breve guida (del tutto ironica) su come convincere i tuoi amici di aver vissuto fatti mai avvenuti.
Cominciamo.
Step 1: scegli la persona adatta
Per massimizzare le chance di successo, dovrai scegliere non solo un/a amico/a abbastanza suggestionabile, ma con cui hai un lungo e profondo rapporto di amicizia (5 anni dovrebbero bastare).
Scegli qualcuno con cui hai vissuto diverse esperienze e con cui hai un ottimo rapporto di fiducia reciproca (dopotutto, gli scherzi peggiori li fanno sempre gli amici più stretti).
Ricorda: più affidabile sarai ai suoi occhi e più più alte saranno le probabilità di successo dell’esperimento.
Step 2: crea il ricordo
Questo è probabilmente lo step più importante di tutti. Senza un falso ricordo credibile la vittima non abboccherà, per cui assicurati di rispettare questi 3 criteri.
Anzitutto, l’evento deve risalire almeno a un anno prima. In caso fosse troppo vicino potrebbe destare sospetti.
Poi, non deve essere troppo contorto. Indurre il cervello a ricreare piccoli dettagli di un ricordo è piuttosto facile, ma più esso è intricato più il processo sarà difficile.
Infine, non deve creare una reazione emotiva troppo forte. Se conosci le tecniche di memoria, allora sai che più un ricordo ci colpisce emotivamente e più siamo portati a ricordarlo a lungo (pensa al caso del tentato rapimento di Jean Piaget, di cui abbiamo parlato prima).
Tra l’altro, se vuoi portare la tua mente al massimo livello e imparare a memorizzare qualsiasi cosa in un istante dai un’occhiata al mio videocorso: Mnemonica 2.0 – l’arte di ricordare.
Tornando a noi, non è detto che il tuo bersaglio sia incline a credere di aver vissuto qualcosa di forte impatto emotivo (oltre al fatto che sarebbe parecchio immorale). In sostanza, ti consiglio di puntare a un ricordo comico, magari una brutta figura fatta in pubblico o qualcos’altro di divertente, evitando emozioni negative.
Step 3: prepara la trappola
Ora che hai la vittima e l’arma con cui colpire, devi solo tendere la trappola e aspettare che ci caschi.
Anzitutto, dovrai pensare ai dettagli riguardanti il falso ricordo che hai scelto e cercare di essere il più specifico/a possibile. Aiutati con domande di questo tipo:
Dove eravate?
Chi era con voi?
Perché eravate lì e cosa ha causato l’evento?
Infine, ti serviranno dei testimoni che ti spalleggino. Come lo stesso Effetto Mandela dimostra, infatti, il fatto che un gran numero di persone creda a qualcosa può essere determinante nel renderla più credibile. Pensiero che, in realtà, origina dalla fallacia ad Populum.
Step 4: agisci
Finalmente è tutto pronto, è ora di colpire.
Fatti aiutare dai tuoi testimoni e cercate di rendere la situazione credibile. Fingetevi sorpresi quando il vostro amico o la vostra amica farà fatica a ricordare e aiutatelo/a usando qualche dettaglio come suggestione.
Conclusioni
Spero che questo articolo ti sia stato utile. Se vuoi approfondire i temi della memoria, della produttività e del miglioramento personale continua a seguirmi sul blog!
Per finire, in basso ti lascio i link al mio canale YouTube e a tutti i miei altri canali social. Ci vediamo là.
A presto,
Andrea
Fonti
https://staff.washington.edu/eloftus/Articles/sciam.htm
https://blogs.scientificamerican.com/guest-blog/how-to-instill-false-memories/
https://skepdic.com/falsememory.html
https://www.verywellmind.com/what-is-the-mandela-effect-4589394