Test del QI e Plusdotazione: come si misura l’Intelligenza?
Il test del QI ha l’obiettivo di definire un punteggio standard per calcolare le abilità cognitive degli individui. Lo fa confrontando il risultato ottenuto con il valore medio stimato del quoziente intellettivo della popolazione. Così facendo, è possibile capire se i soggetti testati abbiano un potenziale cognitivo nella media, inferiore o superiore.
Nell’immaginario collettivo, però, si pensa che il test del QI serva per misurare l’intelligenza delle persone, ma è davvero così?
In questo articolo, proveremo a indagare un po’ la questione con qualche riflessione utile. Prima di addentrarci fra le straordinarie capacità del nostro cervello, però, devo fare una premessa.
Sto per trattare un tema estremamente complicato, me ne rendo conto. Tuttavia, non voglio farlo da esperto (poiché non lo sono) ma da appassionato che ha fatto il test in prima persona e vuole sfruttare la sua presenza online tanto per condividere la sua esperienza (di cui parleremo a fine articolo) quanto per stimolare le persone a documentarsi sull’argomento.
(Tra l’altro, per i neuroscienziati all’ascolto che volessero fare quattro chiacchiere a riguardo, le porte del mio canale YouTube sono sempre aperte)
La verità, dunque, è che spero di lasciarti con più domande che risposte, così che tu possa approfondire in modo autonomo il meraviglioso mondo della mente umana. In fondo all’articolo trovi alcune fonti da cui partire, che mi sono state di ispirazione per la stesura di questo articolo.
Cominciamo.
Cos’è l’intelligenza?
L’essere umano è dotato di straordinaria intelligenza. Non disponendo di particolare forza fisica, di artigli, di zanne o della capacità di volare, ci siamo distinti grazie al nostro uso della mente per prosperare e vincere le sfide dell’ambiente.
Ma cos’è l’intelligenza? Come la definiamo?
Rispondere a questa domanda è fondamentale, poiché è impossibile misurare correttamente qualcosa se non si sa con certezza cosa si sta misurando.
Ebbene… già qui la comunità scientifica fallisce.
Ad oggi, infatti, non esiste una definizione univoca di intelligenza. Essa include un insieme di competenze troppo variegato, da applicare nelle situazioni più disparate.
Ciò che sappiamo, però, è che l’intelligenza serve a risolvere problemi, in particolare quelli legati alla sopravvivenza. Per riuscirci, è dotata di una serie di abilità, come se fosse una “cassetta per gli attrezzi” che abbiamo in dotazione con il nostro patrimonio genetico. Tra gli strumenti a disposizione troviamo:
- La capacità di imparare, ossia raccogliere informazioni tramite i 5 sensi, elaborarle e memorizzarle per saperle richiamare all’occorrenza;
- La creazione di strategie utili a raggiungere gli obiettivi dati;
- Essere in grado di sviluppare idee creative;
- Il pensiero critico.
E tanto, tanto altro.
(Tra l’altro, parlando di creatività, vorrei tanto che la metafora sulla cassetta degli attrezzi fosse mia, ma la devo al meraviglioso video che quei folli di Kurzgesagt hanno fatto sul tema, te lo lascio qui sotto)
Ma dunque, se non sappiamo definire l’intelligenza, cosa misura il test del QI?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare una distinzione utile tra intelligenza fluida e intelligenza cristallizzata.
L’intelligenza fluida è l’abilità di ragionare velocemente e in modo flessibile per risolvere problemi nuovi, senza affidarsi a esperienze pregresse. Consiste nel fare deduzioni, dare forma a concetti astratti, riconoscere dei pattern, costruire strategie e formulare pensieri filosofici.
L’intelligenza cristallizzata, al contrario, è l’abilità di sviluppare skill e competenze attraverso l’apprendimento, per poi saperle usare all’occorrenza.
In altre parole, lo scacchista che memorizza decine di aperture e difese per poter superare l’avversario sin dalle prime fasi del gioco usa l’intelligenza cristallizzata. Al contrario, coloro che le aperture le hanno inventate, calcolando quali fossero le mosse migliori per ogni singola variante di gioco, hanno usato l’intelligenza fluida.
Ad ogni modo, è piuttosto difficile capire quando stiamo usando una e quando l’altra, in quanto entrambe le intelligenze collaborano tra loro in continuazione, senza che noi ce ne rendiamo conto.
Immagina, ad esempio, di dover sostenere il test di medicina.
In una situazione del genere, l’intelligenza fluida ti servirà per costruire una strategia utile a rispondere a tutte le domande nel tempo limite. Questo, però, ha lo scopo di permettere all’intelligenza cristallizzata di richiamare alla memoria tutte le informazioni che hai appreso con lo studio, così da trovare le risposte giuste.
Per farla breve, entrambe si sostengono e si aiutano a vicenda. Tuttavia, quando parliamo di test del QI, parliamo per lo più di prove finalizzate a valutare l’intelligenza fluida, che ha basi genetiche e non può essere allenata.
Il Test del QI: tutto ciò che devi sapere
Come abbiamo detto, il test del QI si usa per calcolare le abilità cognitive dei soggetti che vi si sottopongono. In particolare, quelle riguardanti l’intelligenza fluida.
Ciò avviene tramite la valutazione di specifiche caratteristiche in precisi campi di applicazione. Con i punteggi ricavati da ognuna di esse, si ottiene poi la media, un valore generale che sarà, appunto, il quoziente intellettivo.
Per fare questa valutazione, il tipo di test più usato (e che io stesso ho sostenuto) è il Wechsler Adult Intelligent Scale (o WAIS), che si somministra agli adulti dai 16 ai 90 anni.
Le macro aree da valutare sono 4:
- Indice di comprensione verbale;
- Indice di ragionamento visuo-percettivo;
- Memoria di lavoro;
- Velocità di elaborazione.
Per bambini e adolescenti, invece, le scale più usate sono le seguenti:
- Wechsler Preschool and Primary Scale of Intelligence (WPPSI): usato per I bambini in età prescolare, da 2 anni e mezzo a 7 anni e 7 mesi;
- Wechsler Intelligence Scale for Children (WISC): usato per I bambini in età scolare, dai 6 ai 16 anni.
Per quanto possibile, le prove cercano di non essere influenzate da aspetti culturali, né che il punteggio possa aumentare con l’allenamento. Ciò allo scopo di non includere l’intelligenza cristallizzata nella valutazione.
La distribuzione dei punteggi del QI
Secondo la scala Wechsler, su cui si basano i test appena citati, il QI medio è 100 con deviazione standard 15. Nello specifico, la distribuzione dei punteggi si articola in questo modo:
- 70 in giù: disabilità cognitiva
- 70-85: basso QI
- 85-115: QI nella media
- 115-130: Alto QI
- 130 in su: plusdotazione
In particolare, tra poco ci soffermeremo su quest’ultimo punto: la cosiddetta plusdotazione.
Dopotutto, la letteratura scientifica sembra concordare sul fatto che un alto livello di QI — sebbene non rappresenti l’intelligenza nel suo insieme — sia fortemente collegato al successo lavorativo, accademico, sociale e in molti altri aspetti della vita.
Dove fare il Test del QI
Su questo voglio essere chiaro e diretto:
Non fidarti dei test che trovi su internet!
Non hanno valenza scientifica, mai, in nessun caso. L’unica maniera per farsi valutare è affidarsi a un centro specializzato o, in alternativa, farsi somministrare il test da uno/a psicologo/a abilitato/a. Il tutto rigorosamente in presenza, proprio come ho fatto io.
Se sei del nord Italia, o non hai problemi ad arrivarci, ti consiglio il LabTalento di Pavia.
Se, invece, vuoi testare la tua capacità di ragionamento online – in modo puramente ludico – ti consiglio il test preliminare del Mensa.
ALT! Breve interruzione di servizio: se non l’hai già fatto, ti invito a iscriverti alla mia newsletter, dove ho da poco avviato un nuovo format riservato alla Community!
Ogni settimana, infatti, condivido via mail un concetto che mi ha migliorato la vita, ma che è troppo breve per essere trattato in un video o in un articolo.
Ti aspetto!
Plusdotazione: pregi e difetti di una mente prodigiosa
Un individuo plusdotato è, come dicevamo, colui che è dotato di un alto potenziale cognitivo, che si manifesta in un’abilità sorprendente in specifici campi di applicazione.
Quando si pensa a persone del genere è facile immaginarsi eccellenze in ambito accademico: matematici, fisici, informatici o filosofi. Tuttavia, questa dote particolare può manifestarsi anche in altri campi, come quello sportivo o artistico.
Grazie ai test del QI citati in precedenza — in particolare al WISC — la plusdotazione si rileva il più delle volte nei bambini in quanto, nella maggior parte dei casi, è più evidente.
Questo perché un cervello plusdotato tende a sviluppare precocemente delle aree precise, soprattutto quelle adibite a memoria, attenzione, informazioni uditive, visive e percezione visuo-spaziale. Inoltre, queste aree tendono a essere sovreccitabili, ossia a rispondere più intensamente agli stimoli.
Di conseguenza, per l’individuo ad alto potenziale, risulta difficile filtrare le informazioni con cui entra in contatto tramite i sensi, cosa che potrebbe minare la sua capacità di mantenere l’attenzione (e che, talvolta, si traduce in un’errata diagnosi di ADHD).
Sia chiaro però, non è possibile stilare una lista di caratteristiche comuni a tutti i plusdotati. Ogni caso è diverso e dipende dalla personalità dell’individuo, dal livello di QI e dal contesto educativo in cui soggetto cresce (di cui parleremo tra pochissimo).
Per fare un esempio pratico, si tende a pensare che gli individui ad alto potenziale siano dei geni a scuola, ma spesso così non è. Al contrario, può darsi che la mancanza di stimoli di un programma troppo facile, unita al percepirsi come diversi dai loro coetanei li porti a sentirsi sbagliati, con tutti i problemi di autostima che ne derivano.
In altre parole, la plusdotazione non sempre è così evidente ed è compito di genitori ed educatori prestare attenzione al comportamento di bambini e ragazzi.
Per concludere, una caratteristica degna di nota è il cosiddetto Pensiero Arborescente. Infatti, se le persone normodotate tendono a esprimere concetti in modo lineare, passando da un punto A a un punto B, i plusdotati tendono a ragionare ramificando i loro pensieri, divagando con argomenti all’apparenza privi di razionalità e logica, ma in cui loro vedono una correlazione con il tema di partenza.
Plusdotazione: geni si nasce o si diventa?
La plusdotazione, o alto potenziale cognitivo, si ottiene per trasmissione genetica. Tuttavia, come suggerisce il nome, essa è un potenziale che, in quanto tale, va curato e sviluppato sin dall’infanzia.
Perché ciò avvenga, naturalmente, è necessario sia identificarla quanto prima sia pensare a un percorso educativo apposito che possa essere abbastanza stimolante per il bambino.
Ecco perché, dal 2019, la plusdotazione è inserita tra i Bisogni Educativi Speciali (BES).
Possiamo dire, dunque, che i fattori genetici sono cruciali, ma determinante è anche l’epigenetica, ossia il contesto in cui il soggetto è inserito e gli stimoli che riceve.
La mia esperienza con il test del QI
Durante il mio breve ma intenso percorso di content creator, quella sul QI è forse la domanda che più mi è stata fatta e che, puntualmente, ho sempre sviato.
Essendo campione del mondo di una disciplina mentale come i Memory Sports, la curiosità è legittima, perciò ho deciso di farmi valutare e dare, finalmente, una risposta definitiva.
Dopotutto, per eccellere nel mio campo sono necessarie alcune abilità cognitive parecchio connesse a quelle valutate nei test del QI. Te ne cito alcune:
- Velocità di elaborazione;
- Creatività;
- Problem solving.
Arrivati a questo punto, mi piacerebbe tanto dirti il risultato ma, purtroppo, c’è stato un problema. Chi mi ha somministrato il test ha fatto un errore di valutazione che ne ha compromesso il risultato.
Vista la situazione più unica che rara, se vuoi ascoltare la storia completa, oltre a scoprire il risultato finale, corri a vedere il video YouTube in cui racconto cos’è successo. Fammi sapere con un commento cosa ne pensi!
A prescindere dal risultato, però, non ritengo di certo il QI tra i miei punti di forza. Al contrario, sono convinto che ossessione, creatività, disciplina e pianificazione siano ben più importanti per eccellere, in qualsiasi campo.
Conclusione
Spero che questo articolo ti sia stato utile. Se vuoi approfondire argomenti legati alla memoria, alla produttività e alla crescita personale continua a seguirmi sul blog!
Infine, qui sotto trovi i link al mio canale YouTube e a tutti i miei altri canali social, ci vediamo là.
A presto,
Andrea
Fonti e link utili
https://www.psychologytoday.com/us/blog/hide-and-seek/201811/what-is-intelligence
https://arxiv.org/pdf/0706.3639.pdf
https://www.wikiwand.com/en/Wechsler_Adult_Intelligence_Scale
https://www.mensa.org/iq/what-iq
https://www.simplypsychology.org/fluid-crystallized-intelligence.html